Lavorando in
pubblicità, è impossibile non soffermarsi a guardare le differenze a livello
comunicativo che ci sono tra Italia e Ghana. Come abbiamo già citato in passato, il clacson
è uno dei principali protagonisti. Un colpo di clacson può voler dire tutto ad
Accra. Da “Io ho la precedenza” a “tu hai la precedenza”, da “levati dal mezzo
che devo passare” a “Vuoi un taxi?”. A volte dieci colpi di clacson a
ripetizione vogliono poter anche solo significare: “Avevo voglia di suonare il
clacson”.
Le differenze
nella comunicazione non verbale da persona a persona sono perfino più marcate.
In effetti, è stato difficile per le prime tre settimane capire che un suono
molto simile a un bacio schioccato viene qui usato per attirare la tua attenzione
e dire “ehi, avvicinati”. È usato indistintamente per uomini e per donne, e
nonostante tu possa pensare che ci sia qualcuno che ci sta provando con te, in
realtà si tratta solo di qualcuno che vuole venderti qualcosa. Un’alternativa è
anche il suono “SSSSSSSSSSTTT!!!!”, usato più o meno con la stessa funzione.
Le mani sono un
altro importante elemento di comunicazione che ha delle differenze.
Innanzitutto, in Ghana è maleducazione stringere la mano o passare le cose
utilizzando la mano sinistra. Quello che per noi italiani è un simbolo di
saluto, cioè aprire e chiudere la mano con il palmo rivolto verso chi stai
salutando, qua vuol dire semplicemente “vieni qua”. Immaginate la nostra
sorpresa quando il nostro custode provava a seguirci ogni volta che lo
salutavamo. Un’altra delle cose più belle che si possa fare qui con le mani è
salutare e stringersi la mano “alla ghanese”. I Ghanesi si salutano tanto, si abbracciano tanto, si stringono le mani tanto, è quindi bene impararsela in fretta. Fa molto gangsta, e ci si mette
un po’ ad impararlo. Qui sotto potete trovare un piccolo tutorial.
L’ultima grande differenza riguarda la parola. Qui le lingue parlate sono molte, ma quelle più o meno ufficiali sono due: l’inglese, e il Twi. L’inglese ghanese è un inglese molto particolare, tutto suo. La pronuncia e la grammatica sono abbastanza opinabili, e la mescolanza con influenze africane ha portato anche alla creazione di un inglese “pidgin”, un dialetto che deriva dall’inglese “black”.
Il Twi è invece un dialetto locale parlato dal 60% della popolazione. Se un bianco prova a parlare il Twi, i local si spaccano dalle risate.
La base della comunicazione resta però una. Non importa cosa sbagli. Non importa chi sta cercando di chiamarti, parlarti, o incazzarsi con te. Non importa quale sia il messaggio e, alla fine, non importa nemmeno se hai capito. L’importante è continuare a sorridere come fanno tutti.